A gennaio il Museo del Novecento ha deciso di indagare con immagini ad alta definizione una selezione di capolavori esposti nelle sale recentemente rinnovate, attraverso le tecnologie di acquisizione sviluppate da Haltadefinizione con il partner tecnologico Memooria, al fine di monitorare lo stato di conservazione delle opere e renderle fruibili online al grande pubblico.
Le opere selezionate racchiudono l’essenza delle principali Avanguardie Internazionali rappresentata da alcuni dei più grandi artisti del XX secolo: Elasticità (1912) e Corpo umano (Dinamismo, 1913) di Umberto Boccioni, il Ritratto di Paul Guillaume di Amedeo Modigliani (1916), Composizione di Vasilij Kandinskij (1916) e Wald Bau di Paul Klee (1919) sono adesso disponibili in gigapixel.
Dalla trama della tela al più microscopico tocco di pennello, i visori multimediali consentono di “immergersi” ed esplorare l’immagine delle opere d’arte e vedere anche ciò che a volte, di fronte alle opere originali, l’occhio non potrebbe apprezzare. La possibilità di ingrandimento fino a 40x offre nuove opportunità sia per la valorizzazione, sia per la conservazione e lo studio delle opere stesse.
La presenza di vetri conservativi in fase di acquisizione non ha alterato la qualità delle immagini, sono infatti stati raggiunti altissimi livelli di definizione, qualità, dettaglio e fedeltà cromatica. La possibilità di digitalizzare opere d’arte con vetro museale, climabox o teche consente all'ente di tutelare il dipinto mantenendo condizioni di conservazione ottimali.
Con il gigapixel è possibile ottenere esemplari digitali a elevata risoluzione dei dipinti, tramite l’unione e l’elaborazione di una grande quantità di singoli scatti fotografici a porzioni del medesimo soggetto: l’immagine del Ritratto di Paul Guillaume di Modigliani, una delle opere più note dell’artista livornese, è il risultato di 779 scatti per una risoluzione di circa 1100 ppi. La stessa risoluzione è stata raggiunta per le opere di Boccioni e Kandinskij.
Nel caso di Wald Bau di Klee, è stata adoperata una tecnica fotografica con focus stacking che permette di mettere a fuoco con una maggiore profondità di campo, realizzando una serie di scatti della stessa inquadratura ognuno su un piano di messa a fuoco diverso in sequenza. Più è alta la risoluzione ricercata maggiore è il numero di scatti. Per l’opera di Klee, infatti, sono stati realizzati ben 1320 scatti per una risoluzione di 2100 ppi, inoltre, la superficie dell’opera è stata mappata anche in 3D.
“Nel 2015 siamo andati al Museo del Novecento per digitalizzare in gigapixel il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo. Il museo milanese è una realtà dinamica al passo coi tempi” dichiara Luca Ponzio, fondatore di Haltadefinizione, “proiettata verso le ultime frontiere della tecnologia applicata non solo alla conservazione, ma anche alle esperienze di visita reali e virtuali”.
L’osservazione delle opere in formato gigapixel acquisite durante l’ultima campagna di digitalizzazione ha rilevato e confermato un ottimo stato di conservazione dei capolavori, che adesso sono a disposizione del pubblico su Haltadefinizione per completare l'emozione di ammirarli dal vivo nella sale del Museo del Novecento.
Le opere
Umberto Boccioni, Elasticità, 1912, Olio su tela
Un cavaliere, soggetto ricorrente in Boccioni, cavalca in una periferia urbana con case, ciminiere di fabbriche e frammenti di tralicci per il trasporto dell’elettricità. Ma più che alla celebrazione della tecnologia, il futurismo boccioniano si affida subito a una resa anatomica del movimento: tra le sue opere maggiori, Elasticità è il paradigma del dinamismo plastico futurista rispetto alla staticità del cubismo.
Umberto Boccioni, Corpo umano (Dinamismo), 1913, Olio su tela
L’opera risale probabilmente all'autunno 1913, quando Boccioni inizia a indagare il moto dei corpi umani attraverso il disegno e la pittura – dopo averlo sperimentato in scultura. L’artista risolve il problema della tensione e dello spostamento delle masse muscolari nello spazio grazie alla complementarietà dei colori. “Non puoi credere che vivacità dinamica, e come si risolve il problema del tondeggiare un corpo facendolo passare dalla sua forma rossa illuminata alla sua forma verde complementare in ombra”, scrive in una lettera a Giovanni Papini del 13 ottobre 1913.
Amedeo Modigliani, Ritratto di Paul Guillaume, 1916, Olio su tela
Paul Guillaume, collezionista e mecenate francese, è ritratto in una posa che riprende una serie di fotografie scattate nel 1915 nell’atelier di Modigliani. La particolare attenzione alla fisionomia, la resa plastica quasi scultorea e il lessico cubista nelle linee angolate del viso rendono l’opera una delle più importanti dell’artista. Il dipinto apparteneva alla collezione Guillaume fino agli anni ’30, quando fu acquisito dalla Galleria del Milione. Nel corso degli anni si rivelò un’opera molto ambita, sono infatti documentate numerose manifestazioni di interesse e passaggi di proprietà tra collezionisti privati, finché nel 1952 fu acquistato dal Comune di Milano.
Vasilij Kandinskij, Composizione, 1916, Acquarello e matita su carta
Composizione è lo studio per Bild mit zwei roten Flecken, una tela perduta conosciuta attraverso riproduzioni fotografiche e documentata tra le opere requisite dai nazisti in quanto “arte degenerata”. L’acquarello, molto simile al dipinto scomparso, riporta due macchie rosse, un colore a cui l’artista conferiva forza espansiva. Impostato secondo una ricorrente e dinamica direttrice diagonale, Kandinskij si pone il problema della profondità spaziale sulla superficie piana del foglio, dove segni, linee e combinazioni di forme e colore producono effetti visivi di allontanamento o avvicinamento rispetto allo sguardo di chi osserva. Il dipinto entra a far parte delle Raccolte Civiche milanesi nel 1992 con l’importante acquisizione della Collezione Jucker con cui il museo si arricchisce di un nucleo di opere delle Avanguardie Internazionali del Novecento.
Paul Klee, Wald Bau, 1919, Tecnica mista con gesso su tela riportata su cartone
Dal dopoguerra Klee, in cerca di un rinnovamento linguistico, guarda alla natura, alle miniature medievali, al disegno infantile e alla scultura africana come a un immenso repertorio di forme archetipiche e convenzioni rappresentative. Visto dall'alto e ridotto topograficamente a un insieme di segni, il paesaggio si presta alla “creazione” di un nuovo mondo.