La Biblioteca comunale degli Intronati di Siena e il Santa Maria della Scala hanno dato vita a un progetto comune volto alla tutela e alla valorizzazione del prezioso “Evangeliario” grazie al finanziamento di Gruppo Acea S.p.a., che ha visto la realizzazione di una digitalizzazione completa e di una campagna fotografica in alta risoluzione, condotte rispettivamente dal Laboratorio di fotoriproduzione della Biblioteca comunale degli Intronati e da Haltadefinizione in collaborazione con il partner tecnologico Memooria.
Il cosiddetto “Evangeliario”, che è da considerarsi propriamente un lezionario, poiché contiene le lectiones tratte dai quattro Vangeli, da leggere durante le celebrazioni liturgiche di rito bizantino per l’intero anno, rappresenta, per quanto riguarda la legatura, una magnifica testimonianza dell’arte bizantina e veneziana. La coperta, in argento dorato, su cui sono fissati numerosi smalti cloisonné di riutilizzo, è un’opera di oreficeria collocabile cronologicamente tra la seconda metà del secolo XIII e l’inizio del XIV; le placche di smalto bizantine risalgono a epoche diverse e sono databili tra la fine del secolo X e il XIII. La compagine in pergamena è riccamente miniata con quattro figure a piena pagina su fondo oro raffiguranti gli evangelisti seduti dinanzi allo scrittoio, su cui sono posti gli strumenti di lavoro. L’apparato illustrativo del testo, inoltre, è caratterizzato da una grande varietà di iniziali miniate antropomorfe, vegetali e zoomorfe eseguite con notevole cura e raffinatezza.
L’importante campagna di digitalizzazione condotta sul pregiato codice vedrà il risultato finale con il nuovo allestimento dell’“Evangeliario” al Santa Maria della Scala, dove sarà corredato da un apparato multimediale che lo renderà fruibile nella sua interezza anche in virtù dell’utilizzo della tecnologia gigapixel+3D. Sarà possibile, infatti, grazie a una postazione multimediale interattiva, sfogliare virtualmente e integralmente il volume, navigare e zoomare all’interno delle immagini scoprendo i particolari dello straordinario apparato decorativo.
La tecnica fotografica gigapixel+3D adottata da Haltadefinizione per l’acquisizione digitale non entra in contatto diretto con il bene oggetto di ripresa, garantendo la più elevata qualità di riproduzione digitale e, al contempo, la massima tutela dell’originale. Data la particolare delicatezza e importanza del manoscritto, tutte le operazioni di digitalizzazione sono state condotte in loco, dove il personale interno ha eseguito anche una copia completa delle carte interne che compongono il codice.
Inoltre, l’acquisizione tridimensionale della coperta riccamente decorata ha permesso di mappare con precisione tutte le forme dell’oggetto rispettando fedelmente la resa di colori, toni, dettagli, geometria, nitidezza e illuminazione della superficie. Le tecnologie di digital imaging sono al giorno d’oggi una preziosa fonte di informazioni per la ricerca, lo studio e al contempo un riferimento utile ai fini della conservazione dell’Evangeliario.
Gli strumenti di acquisizione sviluppati da Haltadefinizione rispondono alle più severe direttive previste per la tutela delle opere d’arte e sono validate dall’Istituto Superiore per il Restauro (ICR).
La realizzazione della copia virtuale permetterà ai visitatori di immergersi e fruire del manoscritto in modo inedito attraverso l’uso di strumenti per la valorizzazione museale pensati per coinvolgere e arricchire maggiormente la visita.
La storia
Nel 1359 lo Spedale Santa Maria della Scala entrò in possesso di un gruppo di reliquie provenienti dal tesoro imperiale di Costantinopoli e di un prezioso “Evangeliario”, in seguito a una trattativa condotta a Venezia da frate Andrea di Grazia, emissario dell’ospedale senese, e dal mercante fiorentino Pietro di Giunta Torrigiani. Con atto rogato a Venezia il 28 maggio Torrigiani, che aveva ottenuto le reliquie nel 1357 nella metropoli bizantina, ‘donò’ infatti gli oggetti sacri all’ospedale per un valore di 3.000 fiorini d’oro, in cambio di un vitalizio e della disponibilità di una casa.
Nel 1786, su disposizione del granduca Pietro Leopoldo, il codice (databile alla seconda metà del secolo XI) passò alla Biblioteca della Sapienza, oggi Biblioteca comunale degli Intronati, e da allora appartiene
al fondo manoscritti, individuato con la segnatura “X.IV.1”. Nel 1996, dopo una lunga fase di restauro presso la Biblioteca Laurenziana per la parte pergamenacea e l’Opificio delle pietre dure per la legatura, l’opera fu ricongiunta al resto delle reliquie in occasione della mostra L’oro di Siena, nel complesso museale Santa Maria della Scala, luogo in cui il volume è tuttora conservato, in virtù di un prestito a lungo termine concesso dalla Biblioteca.
Informazioni:
complesso museale Santa Maria della Scala
piazza del Duomo, 1 - Siena