Dopo le recenti operazioni di valorizzazione della Fornarina e del Miracolo degli Impiccati, sei nuovi capolavori, conservati alla Galleria degli Uffizi e alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze, si aggiungono alla collezione digitale di opere d’arte in gigapixel di Haltadefinizione.
La selezione dei dipinti è stata fatta indagando i due filoni tematici che ricorrono in tutto il corpus pittorico dell’artista: eleganti e sublimi Madonne, e ritratti, talmente caratterizzati che portano su tela non solo le caratteristiche fisiognomiche ma anche le sensazioni emotive provate dal soggetto rappresentato.
Ora, è possibile iniziare un viaggio nella bellezza e nella storia, tra dettagli, sguardi e simboli e immergersi nelle pennellate dell’artista.
“Nell’anno delle celebrazioni per i 500 anni dalla scomparsa di Raffaello - racconta Luca Ponzio, founder di Haltadefinizione - insieme al nostro partner tecnologico Memooria abbiamo lavorato per rendere disponibili sul nostro sito molte opere dell’artista Urbinate e favorire, così, la divulgazione e la conoscenza del suo straordinario operato."
Haltadefinizione crede fortemente nella digitalizzazione dell’arte: le immagini in altissima definizione sono uno strumento complementare alla visione dal vivo dell’opera, un valido ausilio non solo per appassionati e studiosi ma anche per il mondo edu, studenti e insegnanti alla ricerca di nuove modalità di fruizione e di approfondimento. Un must per i musei che guardano al futuro”.
Qualche curiosità su queste sei opere?
La Madonna del Cardellino: conservata alla Galleria degli Uffizi, può essere considerata una delle testimonianze più alte della storia dell’arte universale. Gesti e sguardi colmi di tenerezza la contraddistinguono nella sua semplicità: la Madonna, inserita in una composizione piramidale accoglie tra le braccia San Giovannino e Gesù Bambino, intenti ad accarezzare un cardellino che nell'iconografia cristiana è ritenuto un’anticipazione della Passione di Cristo. Abituato a vivere tra le spine e cibarsi di cardi, secondo la tradizione aveva estratto le spine dalla corona di Cristo macchiandosi il capo con il suo sangue. In lontananza si nota una città con una grande cupola, probabilmente Santa Maria del Fiore a Firenze.
Ritratto di Elisabetta Gonzaga e Guidobaldo da Montefeltro: I ritratti dei coniugi sono conservati alla Galleria degli Uffizi. Entrambi ripresi frontalmente, statici, con pettinature e abiti dell’epoca ricchi di dettagli. Lo sfondo rivela chiare influenze leonardesche, frutto della conoscenza diretta dei capolavori di Leonardo durante il periodo fiorentino. Nel ritratto di Elisabetta Gonzaga, donna di grande cultura tra le più importanti del Rinascimento italiano, è particolarmente interessante un dettaglio: il monile sulla fronte riporta un piccolo gioiello a forma di scorpione a cui sono stati attribuiti significati amorosi, in relazione alla lettera S che la duchessa ostenta in uno dei dialoghi del Cortegiano di Baldassarre Castiglione, ma anche in riferimento al segno zodiacale dello scorpione, legato alla fecondità e dunque beneaugurante per la duchessa che non riusciva ad avere figli.
Ritratto di Perugino: opera attribuita al periodo giovanile, questo ritratto è stato oggetto di diverse dispute attributive. Nel 1704 gli inventari della Galleria degli Uffizi lo identificano come ritratto di Martin Lutero, solo grazie a un confronto con un autoritratto del Perugino è stato possibile riconoscere il Maestro di Raffaello, e recentemente è stata riconosciuta la paternità del giovane Urbinate.
Ritratto di Giulio II: il dipinto conservato nella collezione fiorentina è la seconda versione, datata 1512, del Ritratto di Giulio II conservata alla National Gallery di Londra. Nella ritrattistica ufficiale dei Pontefici, il ritratto di Giulio II racchiude caratteristiche innovative. Come in tutti i ritratti Raffaello delinea il profilo psicologico del soggetto, ritratto con una barba lunga e bianca per l’avanzata età, il viso e lo sguardo stanchi e assorti nei pensieri. Fino a quel momento nei ritratti ufficiali delle alte cariche non venivano lasciati trasparire l’aspetto psicologico ed emotivo dei committenti, con questo dipinto, Raffaello dà il via a una novità assoluta nella ritrattistica papale.
La Gravida: l’identità della nobildonna è ignota, ritratta di tre quarti e ornata di gioielli. La mano sinistra che posa sul ventre gonfio è ripresa con grande realismo e abbellita da anelli. Non è certo che la donna fosse davvero incinta, le forme potrebbero essere dovute alla fattezza degli abiti e la mano posata sul grembo potrebbe essere un’allusione allo status sociale. Nonostante la posa, lo sguardo è diretto verso lo spettatore che instaura così un contatto visivo/psicologico reso più profondo dal gioco di luci ben modulato da Raffaello.
Inizia l'esplorazione dei capolavori di Raffaello in altissima definizione.